OMP: il ricambio corre veloce

L’azienda bolognese OMP accelera il suo approccio all’aftermarket investendo nell’immagine e lanciando una nuova campagna di comunicazione. L’intervista ad Alessandro Mazzocco, Direttore BU Aftermarket OMP, e Raffaella Casella, Marketing & Communication Manager

Funo è una frazione di Argelato, nell’area metropolitana di Bologna, alla quale è collegata senza soluzione di continuità da strade che costeggiano imponenti centri commerciali, piattaforme logistiche e stabilimenti produttivi. A tratti, questi si alternano alle geometrie ordinate di campi coltivati e parchi come la riserva naturale di Boscovivo, di rilevante interesse naturalistico. Due anime antiche convivono qui: quella contadina e quella manifatturiera, che dal dopoguerra in poi hanno trasformato l’Emilia nella vera Motor Valley italiana. Non è un caso se, in pochi chilometri, si possa passare dal Museo della Civiltà Contadina alla Ducati, dalla Lamborghini fino alla Ferrari poco più a nord.

Una terra di costruttori che ha dato vita a un ricco indotto di componentisti, oggi fornitori di tutti i principali
marchi automotive europei e protagonisti di un aftermarket di qualità. È in questo contesto che si inserisce
la storia di OMP-Officine Mazzocco Pagnoni Srl, che ha sede proprio a Funo di Argelato e che l’anno prossimo festeggerà i suoi primi 60 anni.

Nata come azienda di ricambi, OMP è specializzata nella progettazione e produzione di pompe ad acqua e olio. La migliore testimonianza di questa lunga tradizione ci accoglie nel museo aziendale, dove sono raccolte le tracce di questi sei decenni: si può dire con certezza che nel cuore pulsante dei più importanti brand automotive del mondo – Ferrari, Ducati e Lamborghini compresi – c’è stato o c’è ancora un componente firmato OMP.

AFTERMARKET INDUSTRIALE: INGRESSO DECISO

Attualmente, l’azienda bolognese se sta affrontando una nuova sfida: entrare con decisione nel mondo dell’aftermarket per i veicoli industriali e commerciali. Una sfida che OMP affronta in modo organizzato, con una business unit dedicata, e con la stessa rapidità che caratterizza il suo principale promotore: Alessandro Mazzocco, poco più che trentenne, rappresentante della terza generazione dell’azienda fondata dal nonno e oggi guidata dal padre Andrea, Presidente e CEO.

“Mi è sempre piaciuto correre – racconta Alessandro – e ho iniziato proprio da bambino sfrecciando tra questi capannoni, che conosco come le mie tasche. Se non avessi proseguito in azienda, probabilmente avrei fatto il pilota di auto da corsa: da giovane, quando avevo più tempo, in pista andavo forte”.

Quella stessa passione per la velocità e il risultato oggi Alessandro la mette al servizio dell’aftermarket: “In realtà non si tratta di una novità assoluta, perché OMP è nata proprio nel mondo dei ricambi. Con il tempo, grazie all’esperienza accumulata, all’adozione di procedure rigorose per garantire qualità e affidabilità, all’impiego spinto della robotica per migliorare costantemente i processi produttivi e al contributo dei nostri uffici tecnici e R&D, abbiamo raggiunto un livello di eccellenza tale da essere oggi riconosciuti come fornitori OEM”.

UNA BUSINESS UNIT PER L’AFTERMARKET

Proprio per questo motivo, il “ritorno al ricambio” non è stato improvvisato ma attentamente pianificato, con la creazione di una business unit dedicata, di cui Alessandro Mazzocco è responsabile. Oggi, con obiettivi chiari sia in termini di volumi sia sul piano logistico, la nuova divisione punta anche sulla comunicazione.
“La nostra strategia è molto chiara: vogliamo parlare ai distributori e ai ricambisti, trasmettendo un messaggio semplice e potente: i nostri ricambi provengono dalle stesse linee produttive dei componenti di primo impianto. Per questo ereditano tutto il know how, i test e le competenze maturate nel mondo OEM”.

Il giovane imprenditore ha le idee altrettanto chiare anche sul piano operativo: “Partiremo dai media tradizionali, in particolare la stampa specializzata, che resta un canale ancora molto seguito nel nostro settore. A questa affiancheremo, al momento giusto, una presenza studiata sul web e sui social con l’obiettivo di raggiungere soprattutto i ricambisti e le officine, che sono in contatto diretto con l’utente finale. Nel nostro piano è prevista anche una revisione completa del packaging, che rappresenterà una vera innovazione per il settore: sarà infatti sostenibile e rispettoso dell’ambiente”.

COMUNICAZIONE STRATEGICA E PRECISA

Nel mondo dei ricambi truck, essere riconosciuti come affidabili oggi non basta più. È necessario sapersi distinguere, innovare, lasciare un segno. E in OMP per questo motivo è stato creato un brand ad hoc: OMP Aftermarket. Un percorso di evoluzione importante, che oggi si manifesta in una nuova campagna di comunicazione e in un posizionamento che ha il coraggio di osare, anche creando parole nuove per esprimere concetti nuovi. Un linguaggio trasversale in grado di farsi comprendere dai distributori e dai ricambisti, ma anche da coloro che con il cliente finale sono a contatto tutti i giorni: le officine. Ne parliamo con Raffaella Casella, Marketing & Communication Manager dell’azienda, che ha ricevuto l’incarico di guidare la comunicazione di questa nuova identità di OMP che si aggiunge, senza sostituirsi, a quella di componentista di primo impianto.

Raffaella Casella, l’ultima volta avevamo accennato a una trasformazione in atto in OMP con la creazione della business unit aftermarket, e oggi ne parliamo più nel dettaglio. Qual è stato il punto di partenza di questo percorso?

“Il punto di partenza è stato guardarsi dentro. OMP è un’azienda con una lunga tradizione alle spalle, un DNA fortemente legato al mondo dei ricambi e una profonda conoscenza tecnica maturata in decenni di lavoro sul campo. Ma oggi non basta più solo “essere bravi”: bisogna saperlo comunicare, posizionarsi in modo chiaro e distintivo. Da questa consapevolezza è nato il bisogno di rivedere la nostra identità di marca, partendo da un’analisi approfondita del mercato e dei nostri concorrenti.
Volevamo capire come venivamo percepiti e, soprattutto, come volevamo essere percepiti da qui in avanti nel mondo dei ricambi dopo avere raggiunto la leadership in quello di componentisti primo impianto per le pompe acqua e olio”.

E così è nato il nuovo payoff: “OExperienced Parts”. Ci racconta com’è nato questo concept?

“Oggi possiamo dirlo chiaramente: ‘OExperienced Parts’ è il nostro nuovo payoff, ed è qualcosa di più di uno slogan. È una parola che non esisteva prima, l’abbiamo creata perché quelle esistenti non bastavano a raccontare chi siamo. Quando si è pionieri in un settore, quando ci si vuole porre come guida innovativa in grado di inventare, creare e aprire nuove frontiere del mercato, le parole esistenti non bastano. Bisogna coniarne di nuove. Da qui nasce la fusione tra OE – termine tecnico ampiamente riconosciuto nel nostro mercato – ed Experienced Parts, che richiama direttamente la nostra storia e la nostra esperienza. È un’unione simbolica che rappresenta perfettamente la nostra doppia anima: tecnica e creativa, solida e visionaria, con radici profonde nel ricambio e una quotidianità finora votata principalmente al primo impianto”.

Un payoff che quindi è anche un posizionamento…

“Esatto. Non è solo una firma grafica, ma un modo per dichiarare al mercato chi siamo e cosa vogliamo essere. ‘OExperienced Parts’ dice che noi non ci limitiamo a vendere ricambi: nell’aftermarket offriamo competenza, conoscenza, capacità di fare funzionare le cose. Non vendiamo pezzi nel senso stretto, vendiamo soluzioni. E lo facciamo con l’autorevolezza che deriva dall’esperienza e dalla qualità del nostro lavoro”.

Questo concetto si riflette anche nella nuova campagna multisoggetto che avete lanciato di recente. Ce ne parla?

“La campagna nasce proprio per dare voce visiva e testuale al nostro nuovo posizionamento. È una campagna pensata per le riviste di settore con tre headline diverse, ognuna delle quali rappresenta una sfaccettatura del nostro approccio. Viviamo in un’era di grande trasformazione, nel quale l’AI la fa da padrona e OMP, da parte sua, punta a costruire un brand che diventi nel tempo solido e riconoscibile. Perché il brand resta l’elemento più umano e riconoscibile in un mondo sempre più automatizzato Il brand crea fiducia. Resiste agli algoritmi. Dà senso all’esperienza e al lavoro delle persone. La strada per raggiungere questo obiettivo è lunga, noi stiamo partendo adesso e ogni cosa troverà il suo compimento con tempi e modalità adeguate”.

Quindi ogni cosa a suo tempo. Resta comunque l’eleganza visiva e la chiarezza del messaggio di una campagna che si fa notare. È previsto un ampliamento a nuovi canali?

“Certamente. Questo concept è solo l’inizio. La prossima fase prevede la declinazione sui social media, dove racconteremo in modo più dinamico e coinvolgente cosa significa essere OExperienced. Stiamo anche lavorando su un rinnovamento del nostro packaging: vogliamo che ogni punto di contatto con il cliente comunichi la nostra identità, dal sito web fino alla scatola che contiene il ricambio. Ogni dettaglio deve parlare il nostro linguaggio, deve essere coerente con la promessa che facciamo al mercato”.

In un mercato affollato come quello dell’aftermarket, quanto conta oggi avere una comunicazione distintiva?

“Conta tantissimo. Oggi i clienti sono più informati, più esigenti, e hanno tantissime alternative. La qualità è fondamentale, ma da sola non basta. Serve anche sapere raccontare la propria unicità. La comunicazione non è più solo un vestito, è parte integrante del prodotto. Con OExperienced Parts vogliamo fare capire che dietro ogni
nostro ricambio c’è una storia, una competenza, un impegno quotidiano per rendere tutto ciò che vendiamo qualcosa di più di un semplice pezzo”.

Qual è il vostro obiettivo a lungo termine?

“Essere riconosciuti non solo per la qualità dei nostri prodotti, ma per la forza del nostro brand. L’obiettivo è diventare un punto di riferimento nel settore, un player che detta la linea non solo sul piano tecnico, ma anche su quello culturale e comunicativo. Vogliamo che chi ci sceglie lo faccia non solo per cosa produciamo, ma anche per come lo produciamo

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a cura di Francesco Oriolo