Dopo tre anni si ferma la crescita del fatturato delle imprese della componentistica, in calo del 6% a livello italiano e del -5,6% in Piemonte, dove però si riscontra una riduzione più marcata degli addetti (-2,4%). Risultati migliori solo per motorsport e aftermarket. Pessimistiche le previsioni per l’anno in corso in termini di fatturato, ordinativi, occupazione e investimenti.

Presentati presso l’Auditorium del MAUTO a Torino i dati relativi alla nuova edizione dell’Osservatorio sulla componentistica automotive italiana e sui servizi per la mobilità, indagine realizzata ogni anno dalla Camera di commercio di Torino e da ANFIA (Associazione Nazionale Filiera Industria Automobilistica). Uno studio sempre molto atteso che mette in luce prospettive e difficoltà di un settore strategico per il Piemonte e per l’Italia, in fase di profonda trasformazione a livello internazionale.
Come commentato da Massimiliano Cipolletta, Presidente della Camera di commercio di Torino. “Il settore automotive vive in un contesto di grande incertezza a causa di diversi fattori concomitanti: crisi internazionali, transizione energetica, mutamento degli equilibri mondiali con la rapida avanzata dell’area asiatica, modifica delle politiche commerciali con l’introduzione di dazi. In un quadro così complesso, le nostre aziende, dopo anni di relativa crescita, subiscono nel 2024 e prevedono per il futuro contrazioni dei ricavi ed effetti sull’occupazione, più accentuati proprio in Piemonte. Tutte le strategie indagate, dagli investimenti in R&S alla realizzazione di partnership per l’innovazione, dallo sviluppo di nuovi powertrain all’inserimento dell’Intelligenza Artificiale, vivono una fase di attesa in un mercato della mobilità dal futuro non del tutto delineato”.
“Dobbiamo riprenderci la leadership europea nell’ambito della transizione energetica e, per farlo, quest’ultima deve cambiare percorso – afferma Marco Stella, Presidente del Gruppo Componenti ANFIA (Associazione Nazionale Filiera Industria Automobilistica). – La formula attuale, che segue un approccio mono-tecnologico centrato sull’elettrico sta danneggiando i componentisti europei, i cui prodotti coprono all’incirca il 60% del contenuto tecnologico dei veicoli ICE prodotti in UE, ma solo il 40% circa quando si tratta di veicoli elettrici, con il rischio, secondo CLEPA, di perdere fino al 23% del valore aggiunto al 2030. Auspichiamo, quindi, che la revisione in corso del regolamento UE sui target di riduzione delle emissioni di CO2 degli autoveicoli leggeri vada nella direzione di un approccio tecnologicamente neutrale, che valorizzi il contributo dei carbon neutral fuels – soluzioni tecnologiche innovative già disponibili in grado di salvaguardare competenze industriali e posti di lavoro – al raggiungimento degli obiettivi. Riteniamo, inoltre, che debba essere accompagnata da adeguate e proporzionate misure di protezione della manifattura europea, anche a salvaguardia del valore aggiunto generato dalla produzione continentale di auto, sistemi e componenti”.

a cura di Redazione
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