La recente approvazione del disegno di legge sull’istruzione tecnica e professionale si pone l’obiettivo di favorire l’incontro tra domanda e offerta professionale di lavoro. Accolta favorevolmente, la legge non è però scevra da criticità

Con il disegno di legge approvato lo scorso 18 settembre dal Consiglio dei ministri, l’istruzione tecnica e professionale italiana cambia, con l’obiettivo di fornire agli studenti “una formazione che valorizzi i talenti e sia spendibile nel mondo del lavoro, garantendo alle aziende personale qualificato, ed accresca la competitività del sistema produttivo”. Secondo i dati Unioncamere, l’Italia è il secondo Paese manifatturiero in Europa. Dalla meccatronica all’informatica, infatti, serviranno da qui al 2027 almeno 508mila addetti, il 48% dei quali sarà di difficile reperimento, come calcola Confindustria.
A settembre 2023 questo dato ha già raggiunto quota 48% (+5 punti rispetto al 43% di un anno fa, nel 2019 era il 33%). A partire dall’anno scolastico 2024/2025 è prevista la costituzione di una vera e propria “filiera formativa tecnologico-professionale” costituita dai percorsi sperimentali del secondo ciclo di istruzione, dai percorsi formativi degli ITS (Istituti Tecnologici Superiori) Academy, dai percorsi di istruzione e formazione professionale e da quelli di istruzione e formazione tecnica superiore.
LA NUOVA LEGGE E IL MODELLO “4+2”
Queste le principali novità introdotte dalla legge secondo quanto pubblicato sul sito del Ministero dell’Istruzione e del Merito:
• grazie al modello 4+2 gli studenti dei percorsi quadriennali potranno accedere direttamente ai corsi degli ITS Academy. In alternativa, il percorso quadriennale conferisce un titolo di studio spendibile nel mondo del lavoro al pari di un diploma quinquennale e consente di iscriversi all’università;
• vengono istituiti i “campus”, reti che collegano l’offerta didattica degli istituti tecnici e professionali, degli ITS Academy e dei centri di formazione professionale;
• la qualità del percorso di istruzione dei ragazzi è garantita con una maggiore interazione con il mondo del lavoro e la presenza di esperti provenienti dalle imprese per coprire competenze che non sono presenti tra i docenti;
• sono potenziati lo studio delle materie STEM, delle lingue, la didattica laboratoriale e i Percorsi per le Competenze Trasversali e l’Orientamento (PCTO);
• gli istituti potranno riservare quote orarie da destinare ad attività legate al territorio;
• gli organici dei docenti restano invariati, consentendo il potenziamento dello studio delle discipline nel quadriennio.
Anche le Regioni, si legge nel testo, potranno aderire alla filiera. La riforma prevede anche la creazione di un’unica offerta di istruzione e formazione attraverso la costituzione di reti (campus) tra gli uffici scolastici regionali e le Regioni (che si occupano di formazione professionale), a cui potranno aderire le scuole secondarie di secondo grado, le università, gli istituti dell’alta formazione e anche altri soggetti pubblici o privati.
In questo specifico settore dell’intervento dei privati (aziende) si possono creare dei percorsi con un diretto coinvolgimento delle aziende come già sperimentato nei percorsi ITS. La prerogativa infatti dei percorsi ITS risiede nel coinvolgimento delle aziende e dei suoi collaboratori per svolgere attività di aula o laboratorio con gli studenti.
IL RUOLO DEGLI ITS
Gli ITS garantiscono flessibilità e capacità di porre in connessione hard e soft skills, consolidando così un modello didattico flessibile, che grazie agli interventi di docenti provenienti dal mondo delle imprese consente agli studenti di immergersi nel contesto aziendale fin dal primo giorno. Alla luce di questa novità, che ha dato in questi anni ottimi risultati, il Ministero ha deciso di cambiare modalità al fine di avere un diretto contatto tra il mondo del lavoro e la formazione dei giovani.
Questa interconnessione con il mondo del lavoro permetterà di avviare una costante opera di aggiornamento
del personale docente per metterlo in grado di gestire al meglio le classi, ed avrà una maggiore interazione con le imprese e la possibilità di istituire dei veri e propri campus per creare reti legate alle esigenze specifiche e alla vocazione dei territori. La partecipazione ai corsi per studenti provenienti da altre Regioni sarà sostenuta con un
contributo economico per l’alloggio.
Dal monitoraggio Indire (Istituto nazionale di documentazione, innovazione e ricerca educativa), il più antico ente di ricerca del Ministero dell’Istruzione con sede a Firenze, risulta che l’87% dei giovani che hanno terminato il percorso di studi trova occupazione e nel 93,8% l’occupazione è coerente con gli studi effettuati. Il modello degli ITS del nostro Paese è diventato punto di riferimento per il Piano Mattei, che è partito con Egitto ed Etiopia per fare decollare in questi Paesi le competenze tecniche e il legame con le imprese. Sono espressione
di una strategia fondata sulla connessione delle politiche di istruzione, formazione e lavoro con le politiche industriali. Non ci possiamo permettere che un milione di posti di lavoro non si copra per mancanza di competenze. Il mismatch, nel 2023, è costato 44 miliardi di perdita di valore aggiunto, cifra che corrisponde a circa il 2,5% del PIL.
La filiera tecnologico-professionale adesso è legge. Si tratta di un passo importantissimo verso la scuola del futuro. La filiera costituisce infatti una innovazione strategica fondamentale per il nostro sistema scolastico e ha come obiettivo quello di realizzare la necessaria interconnessione tra l’offerta formativa e il mondo del lavoro attraverso la ridefinizione e l’ampliamento dei contenuti, che sempre più devono rispondere alle sfide del mercato globale.
Il grafico mostra il cambio di trend che è avvenuto nelle ore di docenza e delle attività in laboratorio da parte del mondo delle imprese.
POSSIBILI CRITICITÀ DELLA RIFORMA
La riforma “4+2” del ministro Valditara rappresenta un tentativo significativo di ristrutturare il sistema educativo italiano, con un focus particolare sulle scuole tecniche e professionali. L’intento di allineare i percorsi formativi alle esigenze del mercato del lavoro è certamente un passo nella giusta direzione, ma ci sono diverse criticità e lacune che meritano attenzione. Uno degli aspetti più rilevanti è la valorizzazione degli Istituti Tecnici Superiori (ITS), che possono offrire percorsi altamente specializzati e rispondere a settori strategici. Tuttavia, la preoccupazione per il possibile svantaggio degli Istituti Tecnici Industriali (ITI) è legittima. Se gli ITI non ricevono la stessa attenzione e risorse, si rischia di creare un divario formativo che potrebbe compromettere le opportunità per gli studenti in questi percorsi. Inoltre, la mancanza di riferimenti specifici riguardo ai laboratori didattici e alle attrezzature necessarie per le attività pratiche è un punto critico.
La formazione pratica è essenziale, soprattutto in settori tecnici e professionali dove l’apprendimento esperienziale gioca un ruolo fondamentale. Senza spazi adeguati e attrezzature moderne, gli studenti potrebbero non essere in grado di acquisire le competenze necessarie per affrontare le sfide del mondo del lavoro. Il coinvolgimento delle aziende del settore è un altro aspetto cruciale che sembra mancare nella riforma. Le collaborazioni tra istituzioni educative e aziende possono fornire risorse, expertise e opportunità di stage che arricchiscono l’esperienza formativa degli studenti. Le aziende possono anche contribuire a definire le competenze richieste, garantendo che i percorsi formativi siano sempre aggiornati e pertinenti. Venendo poi ai mezzi industriali, la preparazione di tecnici per mezzi da cantiere, camion e trattori agricoli è un tema che non può essere trascurato. Questi mezzi sono fondamentali in molti settori e richiedono competenze specifiche per la loro manutenzione e gestione.
È essenziale che la riforma consideri anche queste esigenze, per garantire che gli studenti siano adeguatamente
preparati per il mercato del lavoro.
Un esempio nel mondo automotive viene da Verona, dove la ITS Academy LAST-Mobilità Sostenibile e Logistica ha previsto due percorsi specifici per il settore automotive:
– l’Automotive Service & Sales Management sarà in grado di gestire diverse attività all’interno dell’officina, pianificando le varie fasi della lavorazione e dell’organizzazione di risorse e materiali.
La manutenzione dei veicoli, delle infrastrutture e della strumentazione necessaria per la produzione arricchisce la professionalità del tecnico specializzato ed è fondamentale per poi gestire al meglio il mondo del customer service.
– l’esperto dei veicoli endotermici, ibridi ed elettrici sarà in grado di gestire diverse attività nell’ambito
della mobilità dei mezzi di trasporto passeggeri, merci e di produzione (macchine agricole e movimento terra) con competenze adeguate per fronteggiare l’avanzamento tecnologico sia sul fronte delle motorizzazioni sostenibili (controllo e riduzione delle emissioni, alimentazioni alternative, guida assistita) che della digitalizzazione.
Tornando alla nuova legge, mentre la riforma “4+2” ha il potenziale per migliorare il sistema formativo italiano, è fondamentale affrontare le lacune e le preoccupazioni emerse per garantire che tutti gli studenti abbiano accesso a un’istruzione di qualità e a opportunità di crescita professionale.
Un dialogo costante tra istituzioni educative, aziende e altri stakeholder sarà essenziale per il successo di questa riforma.
a cura di Redazione
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