I biocarburanti rappresentano una soluzione già disponibile e tecnologicamente matura per ridurre l’impronta carbonica del trasporto pesante

Il settore del trasporto pesante, pilastro dell’economia globale, si trova a dover conciliare l’efficienza e la capacità di carico con la crescente necessità di ridurre l’impatto ambientale, in un contesto normativo sempre più stringente. In questo articolo, indaghiamo come i biocarburanti e i carburanti sintetici possano affiancarsi alle soluzioni di propulsione alternative, rappresentando un percorso concreto verso un trasporto merci più pulito e resiliente. I biocarburanti rappresentano infatti un’alternativa immediata e sostenibile.
Cosa si intende per biocarburanti?
I biocarburanti sono combustibili derivati da biomasse, ovvero materiali organici di origine vegetale o animale. Nonostante la loro combustione produca CO2, questa è considerata “neutrale” dal punto di vista climatico se la biomassa da cui derivano ha assorbito la stessa quantità di CO2 durante la sua crescita.
Non tutti i biocarburanti sono uguali; la distinzione tra prima e seconda generazione è fondamentale, con la seconda generazione (o “avanzata”) che offre i maggiori benefici ambientali e supera le criticità legate all’uso di colture alimentari.
I biocarburanti rappresentano una soluzione già disponibile e tecnologicamente matura per ridurre l’impronta carbonica del trasporto pesante, senza richiedere modifiche radicali alle infrastrutture o ai veicoli esistenti.
Biocarburanti: quali sono
Tra le diverse tipologie di biocarburanti, il biodiesel è senza dubbio quello più rilevante e diffuso nel settore dei veicoli pesanti:
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FAME (Fatty Acid Methyl Ester): il FAME, un biodiesel tradizionale, ottenuto tramite transesterificazione di oli vegetali (come colza, soia, palma) o grassi animali. Il FAME può essere miscelato con il gasolio fossile in diverse percentuali (es. B7, B10, B20, B100). Tuttavia, la sua igroscopicità (tendenza ad assorbire acqua), la minore stabilità all’ossidazione e le proprietà a basse temperature (che possono portare a intasamento dei filtri) ne limitano l’uso in alte percentuali o in climi freddi senza modifiche significative ai motori o ai sistemi di alimentazione. Molti motori diesel moderni sono compatibili con miscele fino al B7 o B10 senza problemi.
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HVO (Hydrotreated Vegetable Oil): noto anche come “diesel rinnovabile” o “green diesel”, è un biocarburante di seconda generazione prodotto tramite idrogenazione di oli vegetali (come oli esausti di cottura, oli di palma o colza sostenibili, oli di alghe) o grassi animali di scarto. Questo processo lo rende chimicamente molto simile al gasolio fossile. L’HVO può essere utilizzato puro (HVO100) o in miscela con il gasolio tradizionale in qualsiasi percentuale, senza la necessità di modifiche ai motori, ai sistemi di alimentazione o alle infrastrutture. È un vero carburante “drop-in”. Consente una riduzione delle emissioni di CO2 ben al di là dell’80% (spesso fino al 90%) rispetto al diesel fossile, calcolando l’intero ciclo di vita (well-to-wheel); presenta una combustione più efficiente e pulita, con minori emissioni di particolato (PM) e ossidi di azoto (NOx) rispetto al diesel tradizionale. Ha inoltre eccellenti proprietà a basse temperature e una maggiore stabilità all’ossidazione, superando le criticità del FAME. Inoltre, l’HVO è diventato il biocarburante di elezione per i principali costruttori di veicoli pesanti, che stanno certificando attivamente i loro motori per l’utilizzo di HVO100:
L’utilizzo di biocarburante da parte dei principali Costruttori
Tra i primi a promuovere l’uso di HVO, Scania che sottolinea la completa intercambiabilità senza perdite di prestazioni o aumento dei costi di manutenzione.
Anche Volvo ha una vasta gamma di motori diesel Euro 5 ed Euro 6 compatibili con HVO al 100%. Il focus è sulla riduzione dell’impronta carbonica delle flotte esistenti e la possibilità di offrire veicoli diesel “zero emissioni nette” già oggi.
La maggior parte dei motori OM 470, OM 471 e OM 473 (Euro VI) di Mercedes-Benz Trucks sono omologati per l’uso di HVO, sottolineando la semplicità di integrazione nelle flotte e l’impatto immediato sulla sostenibilità.
Molti dei veicoli MAN con motori diesel D08, D15, D26 e D38 sono approvati per l’utilizzo di HVO100, offrendo ai clienti una soluzione flessibile per ridurre le emissioni.
Anche DAF ha esteso la compatibilità dei suoi motori PACCAR MX-11 e MX-13 con HVO e altri combustibili sintetici, facilitando la transizione energetica per i suoi clienti.
IVECO ha da tempo investito nella compatibilità dei suoi motori con biocarburanti, e i suoi più recenti motori diesel sono certificati per l’uso di HVO.
Bioetanolo: le caratteristiche di questo biocarburante
Il bioetanolo è un’ altra tipologia di biocarburanti. Si tratta di un alcol prodotto principalmente dalla fermentazione di zuccheri e amidi (come canna da zucchero, mais, barbabietola). Anche nel caso di questo biocarburante, esistono sviluppi per una seconda generazione, derivate da biomasse lignocellulosiche (es. paglia, scarti forestali) per superare il dibattito “food vs fuel”.
Nel trasporto pesante, l’uso del bioetanolo puro (E100) richiede motori specificamente progettati per la combustione di etanolo, come quelli a ciclo Otto o diesel modificati. Non è un carburante “drop-in” per i motori diesel tradizionali.
In Europa, la sua adozione è infatti limitata, ma alcuni costruttori hanno sperimentato o offerto modelli specifici, come Scania che, storicamente, ha offerto veicoli e motori flex-fuel specifici per etanolo (es. per autobus) in alcuni mercati, dimostrando la fattibilità tecnologica per applicazioni specifiche.
Le normative europee sui biocarburanti
Le normative europee, in particolare il pacchetto “Fit for 55“ e le direttive sull’energia rinnovabile (RED II, RED III), stanno spingendo l’industria del trasporto pesante verso obiettivi ambiziosi di riduzione delle emissioni. La definizione di standard sempre più stringenti per le emissioni di CO2 per i nuovi veicoli pesanti (con tagli del 45% entro il 2030, 65% entro il 2035 e 90% entro il 2040 per i camion pesanti e autobus) sta accelerando la transizione e ciò spinge i produttori di carburanti e i costruttori di veicoli a investire in soluzioni rapide per ridurre le emissioni, puntando sui biocarburanti come l’HVO.
La loro compatibilità “drop-in” con i motori diesel esistenti li rende un’opzione altamente attrattiva per i trasportatori che cercano di decarbonizzare le proprie flotte senza oneri significativi di investimento in nuovi veicoli o infrastrutture.
Per tecnici e meccanici, la familiarità con le specifiche e le migliori pratiche per l’uso di biocarburanti (specialmente HVO) è sempre più impellente.
Biocarburanti, un ponte verso la sostenibilità
Mentre il cammino verso l’elettrificazione e l’idrogeno prosegue, i biocarburanti fungono da ponte essenziale, permettendo al settore di fare passi significativi verso la sostenibilità già oggi. I biocarburanti non sono solo una soluzione temporanea, ma una componente strategica a lungo termine per un mix energetico diversificato e resiliente, fondamentale per un trasporto pesante che sia efficiente, robusto e, soprattutto, green. La rivoluzione verde è già in atto, e i biocarburanti ne sono uno dei pilastri fondamentali.
a cura di Francesco Oriolo
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